L’ora di religione a scuola: perché secondo me serve (e no, non per indottrinare nessuno)
Le ultime idee di Valditara? No, non le commento (la mia pressione ringrazia). Però mi danno lo spunto per parlare di un argomento che ciclicamente torna: l’ora di religione a scuola. Serve? Non serve? Indottrina i bambini? Spoiler: secondo me no.
Diciamolo chiaramente: se un bambino cresce in una famiglia credente, la sua fede arriva da casa, non certo da un’ora settimanale a scuola. Se invece cresce in una famiglia che non lo è, non sarà certo un’ora a settimana a convertirlo. L’ora di religione, quindi, non incide più di tanto sul credo personale, ma può incidere – e molto – sulla sua cultura generale. Ed è qui che volevo arrivare.
Perché secondo me è fondamentale fare religione a scuola?
Perché quando questi bambini studieranno arte, letteratura e storia, senza una minima base religiosa dovranno studiare il doppio per capire da dove arrivano le opere che hanno davanti ma faranno una fatica ancor più immane per capire le motivazioni che stanno dietro alla scelta di un’opera.
Certo, potranno studiare comunque letteratura, arte e storia, ma diventa tutto più difficile e frammentario.
Cosa dovrebbe essere l’ora di religione secondo me?
Non una lezione di catechismo, ma un’ora in cui si studiano le basi della Bibbia e del Vangelo per capire il mondo culturale in cui viviamo e da cui arriva la stragrande maggioranza dell’arte e della letteratura del Mondo occidentale.
E poi bisognerebbe introdurre una panoramica sulle altre religioni del mondo. Perché, sorpresa: la cultura occidentale non è l’unica esistente, e conoscere almeno a grandi linee le altre fedi aiuta a capire meglio la storia e la società in cui viviamo.
Non serve credere, basta sapere.
Perché alla fine la scuola dovrebbe fare proprio questo: darti strumenti per capire il mondo.

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